L’inizio parte dalla fine

 

Bella frase ad effetto, anche se un po’ sibillina, ma in essa è racchiuso il segreto dell’Uroboro, il serpente che si morde la coda. presente nei miti e nei riti dell’umanità fin dalla nella notte dei tempi.

Se prendiamo il cerchio del tema natale, il mandala della nostra nascita, lo possiamo sovrapporre esattamente all’immagine di un Uroboro con lo stesso diametro: dentro questa immagine ci sono le potenzialità della nostra vita, c’è il seme del nostro Dna sia fisico che comportamentale; c’è il compito che, nolenti o dolenti, dobbiamo svolgere in questa vita; e l’unico nostro libero arbitrio adesso (perché se si è in un’ottica reincarnazionista le esperienze che affronteremo in questa vita ce le siamo scelte al momento dell’incarnazione) è quello relativo al modo im cui svolgere tale compito: infatti ad una prova difficile ci possiamo preparare seriamente, studiare, impegnarci… e quando la superiamo siamo più ricchi interiormente e più maturi; ma davanti ad un compito possiamo anche non farlo, saltarlo, copiare da altri; la formazione che non abbiamo ottenuto in quel periodo ce la possiamo ritrovare davanti come compito ancora più pesante un anno dopo o dieci o venti, o in un’altra vita.

Lo studio del tema di nascita è il codice della serie dei nostri compiti e l’astrologia il linguaggio che ce lo rende accessibile; è avere una consapevolezza maggiore per rispondere alla domande che hanno sempre attraversato l’umanità intera: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?

Idealmente, nella sovrapposizione dell’immagine dell’Uroboro facciamo corrispondere la coda e la bocca che la inghiotte sulla cuspide dell’8^ casa del tema natale: lì è il seme, il senso della nostra incarnazione, perché l’8^ casa è il simbolo della trasformazione (quindi di morte e rinascita); e se siamo qui è perché ancora stiamo facendo esperienza del gioco della Vita, che ci porta a conoscere il Tutto (corrispondente alla 12^ casa). Quando abbiamo raggiunto questa esperienza siamo fusi con la Vita e non abbiamo più bisogno di svolgere compiti.

Tanti anni fa ho studiato un libro bellissimo anche dal punto di vista grafico: “L’arte rotonda. Astrologia del tempo e dello spazio” di A. Tadd Mann che riprende gli studi di Rodney Collin; l’Autore parla della scala logaritmica del tempo, cioè del modo in cui percepiamo diversamente il tempo in relazione alla variabile velocità con cui le nostre cellule si riproducono. La velocità maggiore si ha durante la vita fetale, ivi affiancata da una percezione lenta del tempo. Quando siamo bambini non abbiamo mai l’età giusta per fare quel che ci piacerebbe, ed il tempo non ci passa mai. Al contrario, più la riproduzione è lenta e più il tempo ci sfugge dalle mani: quando siamo anziani abbiamo la percezione soggettiva di non avere più tempo sufficiente a fare tutto quel che vogliamo.
Da questa premessa l’Autore svolge una lettura cronologica e logaritmica del tema di nascita: fa partire la gestazione dalla cuspide della 9^ casa e la fa concludere con l’’Ascendente, momento della nostra venuta al mondo, indicante altresì il modo in cui al mondo ci mostriamo. Le rimanenti case dall’Ascendente all’8^, vengono suddivise – sempre in maniera logaritmica – per settantadue anni, durata simbolica della vita umana. Nel caso di soggetti più longevi, il numero di anni aumenta ma il punto-termine della vita non si sposta .

Credo di aver cominciato a studiare questo testo circa quindici anni fa: non ricordo esattamente quando, ma ricordo bene quanto la teoria mi abbia affascinato. Da allora ho sempre cercato riscontri nei temi dei miei consultanti: il lavoro di Mann mi ha dato la spinta alla ricerca, di lì a poco ulteriormente alimentata dall’incontro con le tecniche di regressione alla vita fetale o forse addirittura pre-fetale.

 

Nel presente studio espongo i risultati della mia ricerca che differiscono, e anche parecchio, dalla teoria di Mann. Tali risultati sono supportati dal continuo riscontro – laddove è stato possibile parlare con la madri e queste sono state sincere – di quello che è successo in gravidanza e nei primi anni di vita, periodo in cui l’imprintig è più profondo (e quindi molto più difficile da far emergere alla coscienza) e che in età adulta, almeno nella prima parte della vita, vivremo come “destino”.

È noto che, dal punto di vita fisico, la gravidanza inizia quando lo spermatozoo si unisce con l’oocita: questa unione dà il via ad una riproduzione cellulare esponenziale che ripercorre la filogenesi delle forme di vita sulla terra fino a quella umana. Dopo nove mesi il feto è pronto al distacco dalla madre ed al primo atto che lo renda autonomo: il respiro. Il primo respiro è il momento in cui riceviamo l’imprinting dell’energia del cielo, il nostro cielo di nascita che ci accompagnerà per tutta la vita ed oltre, come campo di esperienze che riceviamo e poi lasciamo in eredità al cosmo.

È dunque molto interessante seguire lo svolgersi della fecondazione e della gravidanza dal punto di vista dei campi energetici sottili, ordinatori di energia, ovvero – per dirla con un termine ormai entrato nell’uso corrente – i chakra.

Quanto esporrò di seguito è basato sugli studi di Roberto Zamperini  e su una consolidata tradizione esoterica.

Sia lo spermatozoo che l’oocita hanno il proprio chakra: di questi due, il primo è molto più semplice rispetto alla cellula-uovo materna che – a sua volta – oltre al proprio di cellula-base, ha anche il chakra del mitocondrio. Quando si compie l’unione, i diversi dna dei due componenti si fondono l’uno nell’altro e ne formano uno nuovo. Parimenti, i loro chakra si uniscono a formarne un altro, che è la Cellula-Madre del nuovo individuo, il suo ordinatore della futura riproduzione cellulare.

Già dalla prima settimana di vita fetale è presente il campo ordinatore centrale, la cellula madre ed il canale di circolazione energetica centrale e laterale, in cui poi – mano a mano che la gravidanza prosegue – si formeranno gli altri chakra. Al quinto mese di gravidanza i chakra principali sono già formati, ed alla nascita il circuito primario è completo.

C’è una risonanza totale tra la cellula madre dell’individuo e quella dei suoi genitori, ma anche dei nonni: è una risonanza energetica che fa sì che il feto abbia consapevolezza di tutto ciò che accade attorno a lui attraverso le risonanze energetiche dei dna (genitori, figli e parenti). Ecco perché il clima, le esperienze vissute, gli eventuali traumi della gravidanza sono basilari per la vita futura.

I chakra extra-corporei – quelli celesti che ci mettono in contatto con l’energia del cosmo e quelli tellurici che ci ricaricano attraverso il contatto del nucleo di Gaia – cominciano a formarsi dopo il primo anno di vita e si completano a quattordici anni: a questa età l’imprinting energetico si conclude, e quel che accade dopo non è che una conseguenza di quel che è accaduto prima, a partire dall’inizio della gravidanza.

 

L’8^ casa – come segno, cuspide, pianeta governatore ed eventuali pianeti da essa contenuti con i loro aspetti – ci parla del motivo per il quale siamo venuti al mondo, ed in particolare dello stato d’animo della madre nel momento in cui ha avuto la certezza di essere incinta: ci sono gravidanze cercate e volute con amore, cuspide 8^ in Cancro; oppure per passare la propria discendenza al mondo, con l’8^ cuspide in Leone; o ancora accettate con sacrificio, 8^ Pesci, o dovere, 8^ Vergine, Bilancia e Capricorno; o magari per lasciare i beni di famiglia al proprio sangue, con la cuspide 8^ in Toro; così come ci sono gravidanze che hanno creato traumi, 8^ in Ariete, o scompiglio, 8^ in Acquario; e non è insolito il caso di un figlio concepito per motivi economici, 8^ in Scorpione; oppure un imprevisto accettato con gioia, 8^ in Sagittario, o con spirito di incoscienza, da genitori immaturi, 8^ in Gemelli.

È ovvio che gli eventuali pianeti nella casa danno indicazioni precise: Sole, Luna, Venere e Giove – se non hanno aspetti troppo duri – parlano di gioia della madre, mentre altri pianeti o dure lesioni possono indicare rifiuto della gravidanza, tentativi di aborto, oppure un concepimento preceduto da un aborto o dalla morte di un fratello, o problemi economici. Saturno e Urano in 8^ o i segni da loro governati in 8^ cuspide possono indicare una fecondazione artificiale (ovviamente in date abbastanza recenti da consentire tale ipotesi), e/o un qualcosa di freddo che il bimbo ha percepito nel primo impatto con la vita, e che contribuirà a definire le modalità con cui – da adulto – affronterà le crisi.

 

Procedendo nell’esame del tema natale, nello spazio che intercorre fra la cuspide 9^ e l’Ascendente si trova descritta lo svolgimento della gravidanza: non solo gli avvenimenti fisici relativi alla madre, ma anche tutto il vissuto psicologico familiare.
Tali dati possono essere collocati in sequenza cronologica solo se si è a conoscenza della durata della  gravidanza, dai canonici nove mesi o poco più a date anche molto premature. Tecnicamente la scansione di tale periodo sul grafico del tema natale viene realizzata suddividendo i gradi che vanno dalla cuspide 9^ all’Ascendente per la durata della gravidanza. Nel caso vi siano pianeti intercettati, la loro natura ed i loro aspetti ci consentono di formulare ipotesi sul vissuto tanto della madre quanto del feto.
Marte ed Urano lesi possono indicare traumi fisici o malattie, tanto della madre quanto dei familiari; Plutone può indicare dei lutti; Nettuno dei traumi psichici.

In proposito mi viene in mente il caso di una mia consultante: il suo Nettuno in 10^ casa era molto leso, e ciò mi portò ad ipotizzare l’effetto dannoso di un farmaco preso in gravidanza oppure un’intossicazione alimentare. La madre della signora era presente e poté testimoniare in prima persona che proprio nel corso della sua gravidanza, nell’immediato dopoguerra,era andata al cinema a vedere un film su Dracula e ne era rimasta talmente spaventata da non riuscir più a riposare tranquillamente la notte per tutta la gravidanza e anche dopo!

Gli eventuali problemi lavorativi, i fallimenti, un clima non sereno in famiglia: tutto viene registrato dal bambino in formazione e trova riscontro nel tema della sua nascita.

Che cosa si può pensare dei temi in cui non ci sono pianeti nell’arco 9^ cuspide-Ascendente? Di fatto, ciò comporta un presumibile affollamento nelle case opposte: può allora accadere che l’avvenimento o l’eventuale trauma si riscontrino nelle indicazioni offerte dai pianeti nella casa opposta a quella (vuota) ove li cercheremmo.
Parlo di traumi nell’accezione di evento improvviso, cioè di qualcosa che abbia portato un cambiamento brusco ed il conseguente dispendio di energie. Non necessariamente un trauma ha valenze negative: può essere anche un evento positivo – ad esempio un avanzamento sul lavoro che comporti maggiori responsabilità, un desiderato trasloco o forse anche un cambiamento di area geografica ecc. Tutto ciò, che fa parte integrante del vissuto familiare, trova riscontro nel futuro tema natale del feto, registrato dai pianeti in esso inscritti e dai loro aspetti.

 

E finalmente arriva il momento del parto, il primo grosso trauma che tutti noi viviamo e che rappresenta in concreto la simbolica cacciata dal paradiso terrestre, il momento in cui da un ambiente caldo e protetto – attraverso spinte, contrazioni e dolori ancor più terribili per il bambino che per la madre – si viene al mondo: se il periodo prenatale può essere considerato un momento di fusione totale e quindi in vibrazione analogica con Nettuno e Giove, il parto è il momento di Plutone, la fine di uno stato ed il passaggio ad un altro, completamente diverso. A Plutone si affiancano Urano, il cambiamento repentino (si combatte per cambiare uno stato improvvisamente divenuto intollerabile), e Saturno, con le sue dolorose percezioni di solitudine, di isolamento, di abbandono. Inoltre tutti noi nasciamo secondo le modalità di Marte, cioè con il sangue, lo sforzo muscolare, talvolta la lacerazione, il taglio del cordone ombelicale etc.: il parto è la nostra prima iniziazione alla vita attuale ed il modo in cui affronteremo le vite seguenti: Se tali vite saranno tante o poche dipenderà dal modo in cui è stata vissuta la prima fra tutte.

Tanto il segno in cui cade l’Ascendente quanto i pianeti all’Ascendente stesso in aspetto, soprattutto se congiunti sia dalla 1^ che dalla 12^ casa anche qui pianeti duri stretti all’Ascendete indicano problemi: ho visto spesso Nettuno quando c’è stato un principio di soffocamento o per il cordone ombelicale o perché il neonato ha bevuto il liquido amniotico o la madre è stata sedata per i troppi dolori; Plutone quando il bimbo o la madre hanno corso pericoli seri per la propria vita (e se è in 1^ casa anche nei giorni successivi alla nascita); Urano quando la gravidanza ed il parto sono stati intensamente segnati dalla tecnologia (si può trattare di un cesareo d’urgenza, in nessun modo programmato, oppure del forcipe); Saturno talvolta come problemi al parto (che lo rendono lungo e laborioso), ma anche come rifiuto del bimbo, perché magari lo si desiderava di sesso diverso, o perché i genitori non si occupavano affettivamente del neonato. Marte indica traumi alla nascita: è molto più frequente di quel che si pensa la rottura di arti dovuta all’imperizia dichi manipola il neonato.
Allo stesso modo il Sole, Venere o Giove stretti all’Ascendente parlano di gioia nell’accoglimento della nuova vita, sempre che non abbiano dure lesioni collaterali; la Luna di difficoltà di distacco dalla madre ed in età adulta può indicare una simbiosi faticosa da tagliare; Mercurio di un parto veloce (posso portare il mio caso personale, Ascendente Gemelli con Mercurio congiunto dalla 12^: si era nel lontano 1955, mia madre stava dormendo quando le si ruppero le acque all’improvviso, al che mio padre prese la bicicletta – in quegli anni nella nostra famiglia come nella maggior parte delle famiglie italiane non esistevano né l’automobile né il telefono – e corse a chiamare la levatrice; entrambi arrivarono in bicicletta – cosa c’è di più gemellare della bicicletta? – giusto in tempo per tagliare il cordone ombelicale!

Perfino la congiunzione di un punto virtuale come la Luna Nera media – a patto di tenerne conto solo nel caso di un’orbita molto stretta, e in ogni caso non superiore ai 2° – può indicare problemi al parto o malformazioni congenite.

Facendo ipotesi sulle modalità del parto solo tenendo conto del segno Ascendente – e quindi senza gli aspetti – si può ipotizzare per l’Ariete un parto combattuto, sofferto, magari con eventi traumatici come forcipe o contrazioni particolarmente dolorose, così come possiamo presupporre per lo Scorpione; parimenti, l’Ascendente Capricorno si incontra spesso in travagli lunghissimi, prolungati addirittura per più giorni, che sfiancano il bambino oltre che la madre; al contrario, l’Ascendente Gemelli normalmente parla di un parto precipitoso, ed anche l’Acquario può essere veloce, oppure un parto avvenuto in condizioni di tensione; il Toro – chiaramente se privo delle lesioni sopra accennate – parla di un parto sereno, così come il Cancro: in particolare, con questo segno il bambino può nascere oltre il tempo. L’Ascendente Leone indica spesso un parto privo di complicazioni ed illuminato dall’orgoglio dei genitori, fieri di aver dato la vita; la Vergine può indicare un parto medicalizzato (ad esempio con l’induzione delle contrazioni uterine attraverso l’ossitocina), così come l’Ascendente Pesci consente di ipotizzare problemi alla madre, eventuali farmaci anestetici o analgesici. Il segno della Bilancia parla ancora una volta di un parto senza troppi problemi, così come quello del Sagittario (che però può essere indice di un episodio più movimentato).

Non dimentichiamo che queste indicazioni sono semplicemente indicative, e non certo esaustive: ben difficilmente si presentano Ascendenti senza aspetti ai pianeti.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria inflazione di parti cesarei, a volte eseguiti solo per rimpinguare le finanze delle varie strutture sanitarie e non per necessità, o magari perché il ginecologo doveva andare in vacanza e quindi non poteva più seguire la partoriente, o la gestante mal preparata – con il terrore per le doglie – pretendeva espressamente il cesareo.
Di norma il bambino non dovrebbe soffrire con un cesareo, ma il parto può essere difficile – e quindi l’Ascendente presentare aspetti duri – semplicemente perché il bambino non era pronto: magari stava dormendo ed il risveglio è stato brutale.

Spesso la realtà supera in fantasia qualsiasi ipotesi: mi viene in mente un esempio di Ascendente Scorpione strettamente congiunto ad Urano nel tema di tre gemelle nate con cesareo nel giro di pochi minuti l’una dall’altra; si trattava di un cesareo d’urgenza, perché il parto era iniziato prima dello scadere del tempo, ma il vero problema, la reale sorpresa si è verificata sul numero: dalle svariate ecografie il ginecologo aveva visto solo due gemelle, e naturalmente quando i genitori se ne sono trovate tre non erano pronti ad accoglierle. Non diversamente i sanitari erano impreparati al fatto che fossero molto piccole e premature, e ciò ha comportato un non trascurabile rischio di vita: nel momento più concitato dell’intervento chirurgico, il medico non era in sala-parto, ma a chiedere al padre il consenso alla sterilizzazione della moglie (che non era al suo primo parto), e questi – di fronte all’imprevista situazione – era venuto meno per lo shock. Privo del consenso, il medico non aveva effettuato la chiusura delle tube, e quando la puerpera si era risvegliata dall’anestesia – oltre ad assimilare il trauma delle tre (e non due) bambine – aveva avuto un duro scontro con il marito a causa della di lui inadeguatezza, che le sarebbe costata un nuovo intervento chirurgico – la sterilizzazione, appunto – con tutti i problemi legati al fatto che si tratta di un atto non consentito dalla Legge se effettuato al di fuori di un’emergenza. Come ciliegina sulla torta, il medico era stato sospeso dall’incarico professionale, a causa del suo errore di valutazione dell’esatto numero dei feti.

Non mancano studi di psicologia sulla personalità dei bimbi nati con cesareo: sovente si tratta di bambini che nel loro codice comportamentale presentano l’inconscia convinzione dell’inevitabile intervento di un “salvatore” che all’ultimo momento salva anche la più drammatica delle situazioni. Dal punto di vista astrologico – a mio parere – ciò necessita ben più delle semplici indicazioni del solo Ascendente leso.

 

Non posso chiudere il discorso sulla vita prenatale e soprattutto sul parto, senza citare gli studi ed il lavoro del neuropsichiatra Stanislav Groff , che ha studiato gli stati alterati di coscienza (indotti prima con l’LSD e poi attraverso tecniche di respirazione che ha chiamato olotropica).

Groff ipotizza che la vita prenatale e l’evento della nascita siano momenti basilari, oltre che della vita fisica, anche di quella psichica: praticamente divide le esperienze in tre livelli, il primo dei quali è la vita fetale, il più delle volte beata, ma che può anche essere inquinata da avvenimenti traumatici che la madre subisce, oppure da ingestione di alimenti o farmaci nocivi per il feto e che nella psiche adulta – e qui l’associazione astrale corre a Nettuno, signore della fusione con il tutto, madre, mondo, cosmo, e a Giove, appagamento, beatitudine, benessere, gioia.
Poi inizia il travaglio ed il secondo livello è quello delle contrazioni uterine con la cervice chiusa: è il momento più difficile, fortemente claustrofobico, in cui il feto vive l’esperienza della morte, del soffocamento, del non avere via di scampo – e l’associazione corre a Plutone ed a Saturno assieme, nella loro simbologia di morte e privazione.
Il terzo livello è quello del passaggio nel canale del parto, momento dolorosissimo per il bambino, che subisce trazione e compressione, ma che porta poi alla nascita e ad un cambiamento di stato. A differenza del momento precedente, ora la lotta per sopravvivere è illuminata speranza di una condizione migliore – e ancora Plutone, morte e rinascita, e Urano, cambiamento, sono i signori di questa esperienza.

Molto interessante è lo studio in cui Groff si concentra sulla corrispondenza di queste esperienze natali con la psiche adulta: tuttavia si tratta di un patrimonio che appartiene all’inconscio collettivo, e dunque a tutta la specie umana; e come tali sono parte del cosmo, Tutto nell’accezione greca – ed è il Tutto di cui ognuno di noi ha fatto esperienza, da cui proveniamo, ma di cui non abbiamo ricordo consapevole. Abbiamo bevuto l’acqua del Lete nel nascere in questa vita, rovesciando il mito greco che cancellava i ricordi della vita sulla terra nel momento in cui si veniva traghettati nell’Ade; e del resto, a livello personale, le esperienze prenatali e perinatali sono, come già detto, le più profonde della nostre psiche.

 

Dalla 1^ casa fino alla fine della 6^ si possono trarre indizi sul vissuto infantile, cioè di quell’arco di tempo che – iniziando con il parto – idealmente si conclude con la fine degli studi elementari: questa scansione temporale differisce profondamente dalla scala logaritmica di Mann.

In base alla formazione fisica e psichica del bambino, ed alle sue fasi di socializzazione ed inserimento nella famiglia, si può considerare la 1^ casa come indicatrice del periodo immediatamente successivo al parto, che pure rimane relativo alle modalità si è svolto il parto stesso: se infatti vi si trovano pianeti duri come Saturno – o magari la Luna lesa di Saturno – il bambino avrà vissuto una privazione, magari introiettando in questo modo la necessaria permanenza nell’incubatrice o un rifiuto psicologico dal suo ambiente. Oppure un momento di gioia e accettazione, se la sua 1^ casa contiene un buon Sole.

Con la 2^ casa inizia la fase simbiotica, che deve portare alla separazione ed al momento in cui il bimbo comincia a percepirsi autonomo e staccato dalla madre. Astrologicamente parlando, ciò accade a sei mesi, quando il Sole si oppone a se stesso; ma l’intera fase simbiotica è molto più lunga, e contiene la non insolita possibilità che lo sviluppo del bambino non segua un criterio di tempo lineare, ma subisca rallentamenti e regressioni, in concomitanza a ciò che accade all’esterno del bambino.

Si delinea meglio ora la figura paterna, quella che nella formazione ideale del bambino aiuta il distacco della simbiosi dualistica con la madre, allo scopo di allargare il campo di coscienza del piccolo ad una dimensione familiare.
Tale inserimento nella struttura familiare si legge nella 4^ casa: qui è infatti il vissuto dell’intero ambiente familiare nella sua totalità e nella sua variegata gamma di diverse età (nonni etc. compresi), mentre la precedente casa 3^ parla della socializzazione in termini più omogenei dal punto di vista dell’età, per esempio con i fratelli o i cugini, con i primissimi amichetti, con la scuola materna e l’asilo.

La successiva casa 5^ parla del momento ludico e creativo dell’infanzia, cioè del modo in cui il bambino si rapporta al gioco, la sua palestra per prepararsi ad affrontare la vita.

La 6^ casa poi, come logica conseguenza, rappresenta l’inserimento nella scuola elementare e quindi il primo confronto con le norme e le regole di un ambiente esterno al nido familiare. È anche il momento in cui il bambino non viene più valutato solo in relazione a se stesso, ma nel contesto di un gruppo di suoi coetanei (dai quali non deve essere troppo diverso né in termini di comportamento, né di rendimento intellettuale): i programmi scolastici uguali per tutti, le verifiche collettive e gli eventuali provvedimenti disciplinari tendono a strutturare la vita in termini verticali di livello di gruppo, iniziando anche la distinzione tra età biologica ed età psicologica o comportamentale, e delineando il concetto di “maturità” come condizione che non prescinde dall’età biologica ma la trascende.

La 7^ casa è l’inserimento in un diverso ordine scolastico – la scuola media inferiore – ove il bambino non è più tale e la società gli riconosce il passaggio ad “adolescente” e gli assegna nuovi onori ed oneri legati all’evolversi del suo senso di responsabilità personale e collettiva (ossia al tipo di equilibrio che deve stabilirsi tra l’ego centrato solamente in se stesso e l’interazione con gli altri ego allo scopo di realizzarsi in una dimensione superiore a qualsiasi ego). Dunque è anche il momento del l’incontro con l’altro/a inteso come diverso da sé e come tale da accettare, rispettare e meritarsi il suo rispetto, in un tipo di relazione che ha per logica conseguenza l’innamorarsi.

A livello energetico i primi tre chakra extracorporei cominciano a formarsi alla fine del primo anno di vita, quando il bambino comincia a camminare e ad assumere la stazione eretta: tale postura lo pone come antenna ricevente dell’energia del cosmo e di Gaia, nel momento in cui comincia anche fisicamente a staccarsi dal corpo materno.
Poi – nel corso del tempo – si formano tutti i rimanenti chakra extracorporei (sette celesti e sette tellurici): tale processo si completa a 14 anni, ossia quando Saturno si oppone alla sua posizione radix. È il momento in cui avviene la nostra nascita energetica e si forma la corda d’oro o d’argento della tradizione esoterica, che ci consegna responsabilmente alla vita e al cosmo, al Tutto.

I centri di energia extracorporei hanno la funzione di metterci in risonanza con l’energia del cosmo inteso nella sua totalità, quindi anche con la pluralità di livelli di esperienze, per non dire di mondi, che la fisica moderna comincia a ipotizzare e che i mistici, gli iniziati, hanno sempre conosciuto: attraverso essi, nel momento del sonno principalmente, ma in ogni momento di meditazione profonda o in quelle che con termine moderno sono chiamate esperienze di picco – quando il nostro cervello emette onde Θ – ci ricarichiamo di energia vitale e possiamo accedere, attraverso stati non usuali di coscienza, ad un livello di conoscenza molto particolare (ed ecco le premonizioni, il genio, la risposta ad un quesito che ci assillava da tempo e che arriva improvvisa, ed esperienze del genere).

 

In tanti anni di studio e verifica prima della teoria di Mann e poi via via della modificazione temporale alla scala logaritmica del tempo che ho gradualmente sviluppato traendola dall’osservazione pratica (e non viceversa), le conferme non sono mancate, così come sono certa che non mancheranno a chiunque desideri far proprio questo semplice strumento astrologico, partendo da una conoscenza anche non professionale dei significati simbolici di case, pianeti ed aspetti.

Il vero problema è piuttosto quello della memoria (e dell’onestà) dei genitori, che magari possono aver fatto di tutto per rimuovere il ricordo di certi stati d’animo o di avvenimenti sgradevoli. Un maldestro e fallito tentativo d’aborto, un tradimento durante la gestazione, il dubbio (o l’irrivelabile sicurezza) che il concepito sia frutto di un incontro extra-coniugale, la cocente delusione relativa al sesso del nascituro, il desiderio di gravidanza intesa solo come polizza assicurativa… l’elenco delle circostanze che la maggior parte delle madri non rivelerebbe neanche sotto tortura è praticamente infinito. Ed altrettanto infinito potrebbe essere l’elenco di ciò che la madre non riesce oggettivamente a ricordare, magari perché non è stata in grado di assimilare, lei per prima, l’esperienza: quando e in quale circostanza la gioia del concepimento è diventata depressione? Sotto quale pressione esterna si è manifestato quello spaventoso incubo o è irrazionalmente ingigantito quel terrore? Per quale riscontro pratico l’orgoglio della neo-madre si è trasformato in una dolorosa sensazione di inadeguatezza e di incapacità? Non tutti amano togliere la polvere a ricordi del genere. E ancor meno desiderano essere costretti ad assumere la responsabilità dell’innegabile asserto biblico secondo il quale le colpe dei padri ricadono sui figli…

In linea di massima solo attraverso le carte natali dei bimbi nati da poco, in cui il ricordo è fresco, si riesce ad avere verifiche precise.

In questi anni di studio sono giunta alla convinzione che dal momento in cui si forma la Cellula Madre ed il corrispondente campo ordinatore di energia, dopo la prima settimana, l’energia del feto interagisce con quella della madre ed il feto “comprende” cosa sta accadendo attorno a lui, manda segnali energetici ben precisi e “risponde” a determinati approcci secondo un codice comunicativo che si mantiene costante e non di rado by-passa anche la lacerazione della nascita.

Non è rarissimo il caso di donne che – nell’attimo stesso in cui avviene la fecondazione – se ne rendono consapevolmente conto, e parimenti sono in grado di stabilire con il concepito una forma di comunicazione che – pur trascendendo le parole – si rivela sorprendentemente efficace.
Gli aneddoti da raccontarsi potrebbero qui essere infiniti: io ho particolarmente caro – ad esempio – un ricordo associato alla prima gravidanza di mia figlia, che non è mai stata una gran cuoca né ha mai dato importanza alla cucina; tuttavia, da gestante, preparava piatti incredibili e scherzosamente si dichiarava convinta di dare alla luce un futuro grande cuoco, o quanto meno un esigentissimo buongustaio. Poi, dopo il parto, la ricercatezza culinaria è scomparsa, e mia figlia è tornata a non curarsi troppo di quel che mangia anche per mancanza di tempo.

Mi piace ricordare anche un altro episodio, il cui impatto emotivo su di me è stato molto profondo.
Una signora – che conosco ormai da più di venti anni – era in fase di irreparabile rottura con il marito, e già era consapevole che non vi sarebbero state alternative alla separazione. Quarantacinquenne, già madre di una bambina di tre anni e con lo stato d’animo appena detto, dopo un rapporto occasionale con il marito si è accorta di essere incinta, e la sua decisione – tanto determinata quanto immediata – è stata quella di abortire. Da quel momento è caduta in preda di una paura folle ed irrazionale di morire: ricordo che la sera prima dell’intervento mi ha telefonato per darmi il suo addio, convinta che non ci saremmo mai più riviste.
Un paio di giorni dopo, invece, mi telefona tutta contenta: l’interruzione della gravidanza era avvenuta nel più semplice e lineare dei modi, era andato tutto bene e lei stava partendo per una breve vacanza.
… ed io non posso se non sentirmi sicura che l’angoscia ed il dolore che quella donna esprimeva riconducendola alla propria vita era invece la percezione del panico che pervadeva il feto dentro di lei. Non sto facendo un discorso moralistico a favore o contro l’aborto, e non desidero essere fraintesa su questo: sto semplicemente esponendo la mia convinzione che la Cellula Madre ha una vita ed un’esperienza proprie fin dal suo formarsi. In caso di aborto – spontaneo o procurato – tale nucleo energetico tornerà a sciogliersi nel campo energetico del Tutto.

  • S. Groff – La mente olotropica – Red edizioni, 1995
  • A.T. Mann – L’arte rotonda. Astrologia del tempo e dello spazio – trad. D. Luzi, A. Orlandi – Gremese Editore, 1997
  • R. Zamperini – Anatomia sottile – Macro edizioni, 2004
  • R. Zamperini – La Cellula Madre e l’Energia del Tempo – Macro Edizioni, 2006
  • R. Zamperini; S. Germani – Fisiologia sottile. Alla scoperta dell’anatomia segreta del corpo di energia – Macro edizioni, 2004
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