Transita Plutone: viaggio agli inferi e ritorno

Cosa sta succedendo?
Quando il signore delle profondità si avvicina ai nostri pianeti personali, oppure transita su un asse del nostro cielo di nascita o entra in una particolare casa, ce lo chiediamo spesso.
L’inizio ha spesso un volto fascinoso, di novità di vita promettenti, cambiamenti di una situazione ritenuta piatta ed amorfa. Quando il pianeta entra in aspetto con punti sensibili del nostro cielo di nascita, cominciamo a sentire un notevole fermento interiore che spesso è l’ottimistica convinzione di riuscire a cambiare rapidamente un particolare settore della nostra vita, che percepiamo come stagnante; chiaramente l’apparenza inganna! Plutone è fino ad ora il pianeta più lento da noi conosciuto ed i suoi transiti si possono assimilare al processo alchemico della “putrefactio” della materia che si macera e si corrompe perché attraverso questa decomposizione e successiva purificazione possa liberarsi lo spirito che le ha dato forma; quindi i transiti del pianeta ci richiamano prepotentemente ad allinearci al progetto di vita che il nostro Sé, o spirito che si è incarnato nel nostro corpo, ha scelto.
Il periodo che viviamo quando Plutone tocca i punti vitali del cielo di nascita, possono assimilarsi ad un viaggio agli inferi; viaggio in un mondo buio di cui non riusciamo a percepire i contorni, in cui non abbiano punti di riferimento conosciuti, un mondo in cui la paura e la disperazione, la solitudine e l’abbandono regnano sovrani. Eppure all’inizio del viaggio eravamo ottimisti sul suo esito, ma col passare del tempo comincia a salirci dentro una sottile angoscia, dovuta alla perdita delle nostre certezze usuali e del non riuscire a trovare nuove sicurezze.
Quando transita Plutone è come vivere un rito di iniziazione, perdiamo tutto, sperimentiamo la morte per poter nascere ad una nuova vita, a una nuova forma.
E’ molto faticoso descrivere la faccia di Plutone, anche perché nel mito è il dio invisibile, signore delle profondità ctonie, che quando sale alla superficie usa cingersi il capo di un elmo di pelle di cane che lo rende trasparente; lo stato d’animo più frequente durante i suoi transiti è quello della disperazione e della perdita, soprattutto della perdita di punti di riferimento interni, di nostre strutture psichiche che si sono consolidate nel tempo, strutture che appartengono a coloro che ci hanno educato, che ci danno sicurezza, ma che non fanno parte del nostro progetto di vita.
La sua modalità d’azione è violenta: lo stupro, il ratto di Persefone, e come la fanciulla ingenua è stata trasformata attraverso il dolore nella potente e saggia regina dell’Ade, in Proserpina, così noi abbiamo la possibilità di conoscere la nostra vera natura ed energia quando il transito è compiuto, se sopravviviamo ad esso; e nella maggior parte dei casi si sopravvive.
I miti sono un potente faro per orientarci e non sono molti i mortali e gli dei che sono scesi nelle profondità dell’Ade; Orfeo alla ricerca di Euridice, ma esso non si è fidato di Plutone ed ha perso la sua sposa o forse non si è fidato di sé stesso?
Quando si vivono i transiti di trasformazione dobbiamo trovare la fede interiore in noi stessi, avere la certezza che la nostra rinascita ci sarà; più facile a dirsi che a farsi, ma la macerazione che viviamo in questi periodi ha come fine il trovare il coraggio per compiere il viaggio nelle nostre profondità interiori e trovare la fede per guardare avanti e non pensare a ciò che non abbiamo più.
Ancora il mito aiuta; Erkeshigal, regina del cielo, ha affrontato il viaggio “dal grande sopra” al “grande sotto” adornandosi, cingendosi di gioielli e delle insegne regali; durante il viaggio ha perso tutto e, di fronte a sua sorella Inanna, la controparte mesopotanica dell’Ade greco, ha perso la vita. L’ha ritrovata per la mediazione di Ninshubur, il dio messaggero che cercò l’aiuto di Enki, signore dell’abisso.
A questo punto viene spontaneo pensare che l’unico dio dell’Olimpo che poteva senza alcun problema scendere nel regno infero era Ermes, psicopompo, accompagnatore delle anime nell’ultimo viaggio, ma anche mediatore tra gli dei del cielo e quello sotterraneo.
Ermes è un dio versatile, dio dei commerci e dei ladri, della menzogna, delle comunicazioni, ma soprattutto dio dello scherzo; pensiamo agli scherzi che ha rifilato a suo fratello Apollo, subito dopo la sua nascita e a come Zeus ha riso e non l’ha punito; così con la risata, con la sua capacità di sdrammatizzare e divertirsi in ogni situazione, non aveva problemi a comparire davanti a Plutone.
Ridere durante un transito di Plutone? Ridere mentre si sta agonizzando? Sembra pura follia, eppure la risata è terapeutica, fa stare bene, allenta le tensioni, non costa niente e non occorre il certificato medico per averla; in ogni situazione, anche la più tragica, si può trovare il lato comico e se non ce la facciamo a trovarlo, facciamo “come se”: creiamo le situazioni per ridere, e le cose da quel momento cominciano a prendere una piega diversa.
Quindi, ecco le istruzioni per l’uso per il viaggio agli inferi e ritorno:
1) non farsi prendere dal panico, tanto prima o poi passa, dovesse metterci anni;
2) quello che perdiamo non era essenziale per noi, anzi era di zavorra per la nostra evoluzione;
3) munirsi di cassette video comiche (Totò va benissimo) e munirsi anche di Nutella, che non risolve i problemi, ma, stimolando le endorfine, aiuta.

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